Concerti

Vivaldi e Bach, le vie del sacro

Il Magnificat del "prete rosso" e la Cantata 47 del Cantor ("Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato") nel concerto inaugurale della ventiduesima edizione del festival Spazio & Musica al teatro Olimpico. Direttore e solista all'oboe (nel Concerto di Alessandro Marcello) Alfredo Bernardini, violino di concerto dei Musicali Affetti, Fabio Missaggia. Bella anche la prova del gruppo vocale Bonporti Antiqua Ensemble di Lia Serafini

“Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”. Non è molto di moda oggi, nell’era dei social e degli arringatori di folle con il crocefisso in pugno, questo passo del Vangelo di Luca, destinato alla diciassettesima domenica dopo la Trinità, e quindi più o meno all’inizio dell’autunno. Bach vi si confrontò nel 1726 – era al suo terzo Ciclo di Cantate per la chiesa di San Tommaso a Lipsia – utilizzando i testi di uno scrittore sassone, di nome Johann Friedrich Helbig, che fra l’altro erano stati musicati anche da Telemann. Fra i poli della falsa esaltazione e della inevitabile umiliazione, la musica del Cantor – dentro alla semplice struttura di Helbig (Coro iniziale con citazione del passo evangelico, quindi Aria per soprano, recitativo del basso, Aria del basso e conclusivo Corale) – costruisce una densità contrappuntistica rilevante, non senza soluzioni di meditabonda efficacia anche nella scelta dello strumentale, che vede una parte di organo obbligato per la prima Aria e un accompagnamento di oboe e violino per la seconda.

Questa Cantata, la numero 47 del catalogo bachiano, era la conclusione del concerto inaugurale del festival Spazio & Musica, giunto alla ventiduesima edizione, appuntamento fisso per gli appassionati della musica antica proposta – secondo criteri storicamente informati – nei luoghi monumentali vicentini, noti e meno noti. In questo caso ci si trovava nel più noto di tutti, il teatro Olimpico, in una situazione peraltro piuttosto difficile dal punto di vista ambientale: gran caldo e soprattutto alta percentuale di umidità, tale da insidiare non poco la tenuta dell’accordatura e dell’intonazione degli strumenti antichi utilizzati dall’ensemble I Musicali Affetti.

Il festival di quest’anno reca come titolo generale “Un secolo di splendori da Monteverdi a Vivaldi”, ma il concerto di apertura – “Meraviglie barocche da Vivaldi a Bach – aveva un’estensione cronologica molto più ristretta. Anzi, come ha fatto notare l’oboista e direttore Alfredo Bernardini, sono state eseguite pagine composte tutte nell’arco di circa un decennio all’inizio del Settecento, fra sacro e profano, fra gusto strumentale italiano, tedesco e contaminazioni “nazionali”.

Si è passati dall’Ouverture in Re maggiore per orchestra di Telemann, vero e proprio omaggio al gusto francese nella scelta della Danze che la compongono (Harlequinade, Loure, Rondeau, Réjouissance…) a uno dei più celebri Concerti veneziani, quello in Re minore per oboe e archi di Alessandro Marcello, sintesi quasi irripetibile di colore, calore, seduzione melodica e sapienza costruttiva generale. E la conclusiva Cantata bachiana ha avuto come contraltare, a metà serata, il Magnificat del “prete rosso” Vivaldi, proposto nella versione originale RV 610. Partitura concentrata, su un piano molto diverso dalla dotta complessità bachiana, eppure comunque ricca di una forza comunicativa che trae la sua energia da un linguaggio musicale duttile, elegante, non di rado giocato su chiaroscuri armonici, illuminati da squarci melodici rivelatori nel rapporto fra coro e voci soliste in brevi inserti.

Sotto la guida di Bernardini, oltre ai Musicali Affetti con il fondatore Fabio Missaggia nel ruolo di violino di concerto, la serata ha visto protagonista il Bonporti Antiqua Ensemble diretto da Lia Serafini, a sua volta soprano specializzato nel repertorio barocco spesso a fianco di Missaggia in tante raffinate proposte. Questa formazione vocale è nata nell’ambito delle attività del Dipartimento di Musica Antica del conservatorio di Trento, ed è in realtà composta da interpreti tutti di sperimentata qualità solistica. Basti dire, al proposito, che fra i soprani era impegnato il controtenore Federico Fiorio, che solo pochi giorni fa sulla scena olimpica era il principale protagonista nel Polidoro di Antonio Lotti.

Questi cantori raffinati e preparatissimi hanno dato vita prima a Vivaldi e quindi a Bach con nitida consapevolezza stilistica nel fraseggio e nella definizione del colore vocale, dentro a un ambito espressivo misurato e tuttavia intenso, pienamente aderente alla parola. La coesione delle parti d’insieme non ha impedito di gustare l’eleganza timbrica delle varie sezioni. In Bach, vetrina per la raffinatezza del soprano Alice Fraccari, voce fascinosa condotta con morbida efficacia nella sinuosa linea melodica bachiana, forse un po’ “leggera” nella parte più bassa della tessitura. Impeccabile anche il basso Niccolò Porcedda sia nel recitativo che nella successiva Aria, anche per la musicale sensibilità del rapporto con il violino e l’oboe che lo accompagnavano.

I Musicali Affetti hanno confermato il loro elevato standard qualitativo: suono ricco ed equilibrato, articolazione virtuosistica del discorso, agilità e precisione, ricchezza di piani dinamici. Bernardini li ha guidati con precisione, sfoggiando il proprio stile di oboista nel Concerto di Alessandro Marcello.

Pubblico non foltissimo, successo pieno.

Foto © Marco Missaggia

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