Concerti

Mozart e Salieri, le maniere del sacro a Vienna

L'orchestra giovanile con strumenti d'epoca Frau Musika, diretta da Andrea Marcon, ha portato in una tournée che ha toccato anche il Comunale di Vicenza la sua nuova produzione, che giustappone il Te Deum del compositore legnaghese e l'incompiuto Requiem del salisburghese. Nel programma anche l'acerbo primo Concerto mozartiano per violino e orchestra, solista Paolo Tagliamento. Teatro al completo, successo pieno

Correva l’anno 1790, nel mese di febbraio moriva l’imperatore Giuseppe II e sul trono degli Asburgo saliva suo fratello, Leopoldo II. Mentre il legnaghese Antonio Salieri veleggiava tranquillo e potente ai vertici del sistema musicale viennese, con il titolo di imperial-regio “Hofkapellmeister”, il suo collega salisburghese Wolfgang Amadé Mozart, di sei anni più giovane, si arrabattava per mettersi in buona luce rispetto al nuovo potente e alla sua cerchia. Viaggi, composizioni spesso straordinarie, sia strumentali che teatrali, ma sempre collaterali (o periferiche) rispetto alle iniziative ufficiali, conseguenza del resto della sua precarietà di ruolo.

Non stupisce che toccasse a Salieri comporre il solenne Te Deum con il quale venne celebrata con adeguata sottolineatura cattolica l’incoronazione del nuovo Autocrate. Trattavasi di una commissione formale al musicista più alto in grado su piazza, che peraltro di lì a qualche anno avrebbe cominciato a rallentare nell’assolvimento dei compiti meno graditi, come prove e direzione delle opere anche altrui al teatro di corte. In quegli stessi mesi, le commissioni che Mozart poteva ricevere nella capitale erano al massimo legate alla Loggia massonica alla quale apparteneva. Di lì a un anno e mezzo, poi, gli sarebbe arrivato l’incarico più famoso nella storia della musica, quello del Requiem. Tutta Vienna sapeva, e nessuno ne menava scandalo, che la “comanda” proveniva dal conte Franz von Walsegg, solito far passare per sue le musiche scritte da altri. Ma l’affare si complicò quando Amadeus passò inopinatamente a miglior vita il 5 dicembre 1791. In quel momento il lavoro era largamente incompleto, e fu a quel punto che la non disinteressata mogliettina mise in piedi un romanzo condito di mistero, così ben combinato da rimanere per lungo tempo dominante nella narrazione, nonostante la realtà dei fatti fosse stata chiarita prima della metà dell’Ottocento.

Troppo ghiotto il compenso promesso, per rinunciarvi a cuor leggero. Una piccola e agile squadra di collaboratori, capitanata dal collaboratore e “famulus” Franz-Xaver Süssmayr (la cui esagerata vicinanza alla signora Mozart è da tempo nel mirino sospettoso degli storici) fu messa subito all’opera, ed ecco completato il Requiem come oggi lo conosciamo: un torso nel quale il salisburghese è riconoscibile solo fino al Lacrymosa del Dies Irae, anche se vari interventi specialmente per la strumentazione non sono suoi. Il resto, dall’Offertorio in avanti, è tutta farina del sacco di Süssmayr, forse con l’apporto di qualche suo collega di buon comando. Collaborazione rigorosamente anonima, evidentemente, per salvaguardare il cachet pagato postumo. Così, paradossalmente, il vero imbrogliato della storia finiva per essere Walsegg, con la sua imbarazzante commissione “speciale”.

Accostare nei concerti Salieri (del quale ricorre quest’anno il bicentenario della morte) e Mozart è pratica comune almeno da quando il regista cinematografico Miloš Forman ha reso globalmente popolare, con un bellissimo film vincitore di molti Oscar, una geniale pièce teatrale di Peter Shaffer. La quale a sua volta mette i due compositori a confronto a partire da un’altra leggenda, questa volta letteraria, secondo la quale l’italiano sconvolto dall’invidia avrebbe avvelenato l’austriaco. E in questo caso il riferimento è a un dramma di Puškin, datato 1830.

Il direttore Andrea Marcon alla testa dell’orchestra Frau Musika

Accostare proprio il Requiem del salisburghese e il Te Deum dell’italiano, lavori quasi coevi di identico ambito sacro, è meno comune. E permette un confronto d’ascolto che verifica l’attendibilità di quanto generazioni di studiosi hanno ormai stabilito in generale accordo: si parla da un lato di un genio della musica e dall’altro di un onesto, efficiente compositore “medio”. Un artista che a parte la sua affermazione nel “sistema” viennese si può accostare – se la battuta è concessa – proprio a Süssmayr, il responsabile del completamento del Requiem. Ma che dal confronto esce tranquillamente vincitore. Insomma, ascoltando il Te Deum di Salieri, sintetico come si voleva a corte, misurato nella scrittura strumentale, sapiente senza sfoggio di dottrina nel trattamento polifonico di prammatica, e passando subito dopo al Requiem, viene da pensare che forse un “completatore” migliore di quella partitura incompiuta sarebbe stato proprio il legnaghese, come per certi aspetti si adombra nella più celebre scena del film di Forman, in cui Mozart ormai morente detta il Confutatis  al suo invidioso collega.

L’accostamento è stato proposto da Andrea Marcon nella nuova iniziativa di Frau Musika, l’orchestra giovanile con strumenti d’epoca fondata nel 2022 dal direttore veneziano che predilige in genere l’epoca bachiana-vivaldiana, ma si era già cimentata con Mozart in un’edizione del Don Giovanni presentata al Ristori di Verona. Il concerto – nel cui programma figurava anche, abbastanza incongruamente dal punto di vista storico e musicale, il primo acerbo Concerto per violino del salisburghese, scritto a Salisburgo nel 1773 – è stato portato in una tournée in cinque tappe, partita da Ancona per poi toccare Belluno, Vicenza, Legnago e Verona.

A Vicenza, l’esecuzione ha dovuto fare i conti con la non facile acustica del Teatro Comunale (peraltro con platea della sala grande al completo), che almeno in Salieri ha fatto desiderare un organico un po’ più nutrito negli archi. Solo minimamente aumentato il numero dei violini, tuttavia, il successivo Requiem è stato proposto con adeguato equilibro e interessanti accentuazioni drammatiche di carattere quasi teatrale nella lettura di Marcon, forse un po’ estremizzata nelle agogiche (tempi lenti molto meditativi, tempi veloci più che trascinanti), ma convincente nelle scelte di colore, con i corni di bassetto e i tromboni della formazione giovanile in bella evidenza, ed equilibrata come si conveniva rispetto al partecipe e numericamente non esiguo Coro del Friuli Venezia Giulia, istruito da Cristiano Dell’Oste. Il quale per parte sua è parso appropriato quasi sempre, salvo qualche occasionale squilibrio nei soprani. Positivi per qualità vocale e approccio stilistico tutti i solisti nel Requiem: erano il soprano Jeanne-Marie Lelièvre, il contralto Francesca Ascioti, il tenore Lonardo Cortellazzi e il basso José Coca-Loza.

Nel Concerto K. 207 ha dato buona prova il promettente violinista Paolo Tagliamento, suono un po’ piccolo ma ben rifinito, fraseggio equilibrato fra brillantezza all’italiana e pensosità espressiva di scuola tedesca. Accolto da calorosi applausi, il giovane interprete ha ringraziato con una concentrata e nitida esecuzione della Corrente dalla Partita n. 2 di Bach.

Foto © Colorfoto Vicenza – Francesco Dalla Pozza

Il violinista Paolo Tagliamento in concerto a Vicenza
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