Concerti

Forme del suono secondo Sciarrino

All'Università di Padova, in Sala dei Giganti, un ciclo di incontri-concerto del compositore insieme all'Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Marco Angius. Lo "Sposalizio" di Liszt dalla versione pianistica alla elaborazione orchestrale dell'autore palermitano: ecco come la struttura nasce dal timbro

Un compositore dei nostri giorni, fra i più importanti e affermati in Italia e nel mondo. Un’orchestra che negli ultimi tempi sta dimostrando particolare attenzione per la musica contemporanea. Uno spazio antico e monumentale, che sembra sempre un po’ precario come sala da concerto, ma permette quasi di eliminare lo spazio fra chi suona e chi ascolta.

Nella Sala dei Giganti al Liviano, l’Orchestra di Padova e del Veneto sta sperimentando, sotto la direzione artistica e musicale di Marco Angius, una maniera decisamente originale di combinare la tradizione delle lezioni-concerto con la comprensione della creazione musicale odierna nell’ambito “colto”. Del progetto è protagonista assoluto Salvatore Sciarrino, sessantanovenne compositore palermitano che dalla fine degli anni ’60 è al centro di quella che fino a qualche anno fa si chiamava avanguardia e che oggi nei casi migliori (come questo) ha smussato la radicalità a favore di una raffinata forza comunicativa. Autore di profondità e originalità affascinanti, Sciarrino è anche il “compositore in residence” nel nuovo corso della Opv di Angius. E proprio come articolazione particolare di una collaborazione stretta e proficua sono nate le sue tre Lezioni di suono, destinate anche a diventare documento multimediale, perché oggetto di ripresa video.

Il particolare riporta alla memoria un’antica e celebre esperienza di musica orchestrale “spiegata” con spigliata immediatezza, quella delle trasmissioni della serie televisiva americana Omnibus di cui era protagonista il direttore d’orchestra Leonard Bernstein. Rispetto a quell’esperienza seminale (su You Tube si trovano praticamente tutte le puntate, in un tremolante e leggermente sfuocato bianco e nero), le Lezioni di Sciarrino hanno un senso decisamente diverso e ben più sofisticato. In questo caso, infatti, lungi dall’essere semplicemente introdotto a un consapevole ascolto di qualche grande pezzo classico, il pubblico viene ammesso all’interno del laboratorio creativo del musicista. E può avvicinarsi al nucleo stesso della sua creatività attraverso percorsi che non sono semplicemente strutturali ma offrono una chiave di comprensione del suono che diventa forma.

Il tema dell’incontro a cui abbiamo assistito, il secondo della serie, era il modo in cui Sciarrino ha elaborato per orchestra un celebre pezzo per pianoforte di Franz Liszt, Sposalizio, il brano d’apertura del secondo libro delle Années de pélérinage, tutto dedicato all’Italia. Il pezzo è legato alle impressioni della visione di una celebre tavola di Raffaello, Lo sposalizio della Vergine, che Liszt aveva potuto ammirare a Brera. Su commissione dell’Orchestra di Padova, Sciarrino ha realizzato l’anno scorso una trascrizione che è stata eseguita in prima assoluta lo scorso autunno nel corso della stagione padovana.

Inizialmente, l’originale è stato eseguito dal pianista Alessandro Cesaro e quindi letteralmente “smontato” da Sciarrino, in una maniera che ha fatto sembrare elementare una cosa che non lo è affatto al normale ascolto: quanto Liszt sia debitore, a volte quasi letteralmente, di Beethoven: e quanto molti compositori importanti del Romanticismo, e dopo, siano debitori a questo piccolo brano di Liszt, da Skrjabin a Puccini.

Quindi, Sciarrino è passato a spiegare come abbia costruito su questa musica dedicata alla tastiera la sua “paletta” orchestrale: un complesso lavoro sulle combinazioni e sulle giustapposizioni timbriche che ha offerto il grimaldello per capire l’approccio formale del musicista di oggi nel realizzare per orchestra una musica di 150 anni fa, restituendo la sensibilità armonica originale e amplificandola, creando qualcosa di nuovo senza tradire l’originale, anzi, illuminandone la comprensione. In un percorso spezzettato, attraverso piccole frasi, elementi più ampi affidati a singoli settori strumentali e poi giustapposti e “rimontati”, si è arrivati al termine del viaggio con l’esecuzione completa e complessa, vissuta nell’ascolto con una consapevolezza sicuramente diversa.

Stesso metodo per il secondo pezzo nel “programma” della lezione, l’Idillio di Sigfrido di Wagner. Anche qui, una ricognizione di enorme ma non esoterica sapienza musicale, la rivelazione di quanto suggestioni tematiche e timbriche in ogni autore abbiano una lunga storia alle spalle e possano generare una grande storia successiva. Focalizzando i temi, le armonie, le diversità delle parti fra le sezioni orchestrali, fino a riavere il quadro completo nella normale esecuzione, ora molto più eloquente.

L’Orchestra di Padova si è divisa con encomiabile efficacia fra il ruolo tecnico e quello interpretativo, sempre proponendo un bel suono corposo, sempre offrendo senso di fraseggio anche a poche battute. Tutti, Sciarrino, Angius e gli orchestrali, sono stati apprezzati con lunghi applausi.

Foto: Massimo Pistore – Università di Padova

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