Ancora sulle sovvenzioni dello Stato alle attività di “spettacolo dal vivo”, mentre un appello di musicisti perché il decreto sia revocato (2.000 “like” sulla pagina Facebook, circa altrettante firme) viene rispedito al mittente dal ministro Dario Franceschini e molti esclusi o danneggiati si preparano a una lunga (ma assai problematica) battaglia giudiziaria. Vicenza ha una storia di luci e ombre, nella capacità di ottenere soldi per le sue spesso cospicue attività. Vedi caso, le luci quando ci sono stanno dalla parte delle private associazioni, le ombre dalla parte del Comune.
Dopo un paio di sonore bocciature, ad esempio, è definitivamente tramontata (nel senso che non si è più presentata la domanda) la speranza di ottenere nuovamente un contributo per il Ciclo di spettacoli classici al teatro Olimpico. Si dice nuovamente, perché tale sovvenzione è stata lungamente in vigore, prima all’epoca del Comitato Spettacoli e poi con la gestione diretta da parte del Comune da parte del Ciclo. E dunque fino ai primi anni Duemila. Poi è arrivato il Teatro Stabile del Veneto, e il contributo è stato assorbito nel più generale bilancio di questa pubblica istituzione. Ciò è avvenuto nel momento in cui lo Stabile da “gestore” del Ciclo olimpico ne è diventato organizzatore in proprio. Dopo aver “ceduto” quella sua sovvenzione, una volta interrotto il rapporto con lo Stabile, il Comune non è più riuscito in alcun modo a recuperarla, perché non è stato più possibile “scorporarla”, né la cosa è stata possibile per la Fondazione del Comunale, successivamente incaricata di organizzare il Ciclo. E così sono andati in fumo 60-70 mila euro, gentile omaggio di Vicenza allo Stabile, che poi non ha mai più restituito la cortesia. Gravissimo il danno per la città: agli occhi del Ministero degli Spettacoli, lo storico Ciclo di spettacoli classici al Teatro Olimpico non esiste proprio.
Più recentemente il Comune si è distinto per l’appoggio a una realtà teatrale non vicentina, la compagnia del Lemming, che ha ottenuto qui sede (fino all’anno scorso risiedeva a Rovigo) e qualche aiuto economico. Perché se ne parla? Perché quell’aiuto si somma alla non indifferente sovvenzione statale di oltre 70 mila euro, operativa anche nel 2015. E per come funzionano le cose, al di là di ogni valutazione sulla “qualità artistica” (un metodo che pure è finito nell’occhio del ciclone), è chiaro che il meccanismo della “qualità indicizzata” (più punti e dunque possibilità di avere più soldi, se si hanno altri contributi pubblici) crea quello che abbiamo già definito “circolo vizioso”.
Nel frattempo, la compagnia vicentina Theama, da anni attiva tra formazione, innovazione, circuito e programmazione (gestisce lo Spazio Bixio, spesso sede di proposte molto interessanti), si è vista azzerare il pur modesto contributo statale di 11 mila euro. Non risulta che il Comune sia intervenuto per riequilibrare questa sperequazione. Se decidesse di farlo, sarebbe una buona cosa. Sennò non si capirebbe chi fra gli enti locali debba “difendere” e sostenere le realtà teatrali più vicine alla città e in generale al territorio.
Intanto, Operaestate Festival, rassegna di teatro, danza, lirica e (poca) musica che è nata a Bassano (anzi, a Rossano Veneto) in anni ormai lontani ed è diventata una seguita manifestazione con decine di serate in numerosi centri delle province di Vicenza, Treviso e Padova, ha ottenuto per il 2015 circa 478 mila euro. Altrettanti ne avrà nel 2016 e nel 2017, visto che il discorso riguarda progetti triennali. Nel 2014, lo Stato aveva riconosciuto 40 mila euro al teatro, 95 mila alla danza e 215 alla lirica. La riunione sotto le insegne dell’ambito multidisciplinare, nel quale Operaestate è dietro solo al Festival dei Due Mondi e alla Fondazione Romaeuropa Arte e Cultura, ha portato un aumento di oltre il 30 per cento. Comprensibili i brindisi sul Ponte Vecchio.
Al netto delle considerazioni sul valore artistico, anche a Bassano evidentemente ci sanno fare con le astruse regole e le terribili formule matematiche inventate da Salvatore Nastasi, che in questi giorni trasloca dalla Direzione generale dello Spettacolo addirittura a Palazzo Chigi, dove sarà vicesegretario generale. Una promozione al merito dell’algoritmo.
