Oltre la musica

Il cubo, falso problema di Venezia

Il vistoso ampliamento di un albergo a piazzale Roma scatena le polemiche. Ma è solo un graffio rispetto alla vera emergenza, il turismo fuori controllo che sta soffocando inesorabilmente la grande bellezza

All’altezza di piazzale Roma, prima di confondersi nella laguna verso Marghera, il Canal Grande non è certo da Lista Unesco dei Beni Patrimonio dell’Umanità. Da un lato c’è il suk automobilistico dei garage multipiano e dei terminal delle corriere, un inferno di asfalto, traffico perennemente congestionato, inquinamento e rivendite ambulanti di cibo, bevande e gadget vari, che s’incarica di cancellare l’emozione eventualmente suscitata dall’attraversamento del Ponte della Libertà. Dall’altro lato campeggiano le architetture non certo esaltanti degli annessi della stazione ferroviaria di Santa Lucia, ora in via di riciclo come centro commerciale. Da qualche anno le due rive sono unite dal ponte di Calatrava, che ancorché di certo non brutto, è stato oggetto di dispute infinite, non senza inchieste della magistratura e interventi della Corte dei Conti per i costi fuori controllo.

Ora però l’archistar valenciana può rilassarsi. A Venezia c’è un nuovo caso architettonico, proprio a pochi metri dal suo ponte, e sarà quello il tormentone di Ferragosto e dei prossimi mesi, dei prossimi anni: l’ampliamento dell’hotel Santa Chiara.

Difficile sostenere, guardando le fotografie, che quel cubo bianco non sia un “pugno nell’occhio”, pur rispetto a “dintorni” che belli non sono affatto.

Difficile non chiedersi, tacendo le responsabilità del Comune, che un permesso di costruire l’ha pur concesso (dopo controversie decennali), come sia stato possibile che la Sovrintendenza alle Belle Arti abbia dato il via libera.

Impossibile non notare che i più autorevoli esperti di arte hanno sigillato l’opera con la pietra tombale di una bocciatura senza scampo, fra l’altro con inedita sintonia bipartisan.

Ma impossibile anche non pensare che tutto questo è solo un passaggio – e neanche dei peggiori – nel cammino di Venezia verso la dissoluzione. Il cubo del Santa Chiara è solo un nuovo oggetto estraneo, presto destinato a diventare vista abituale, all’interno di un degrado inarrestabile e orrendo, la cui causa principale non sono né i nuovi edifici completamente sbagliati né la rovina progressiva dei palazzi storici. E nemmeno, a voler fare i provocatori, le acque alte, che forse d’ora in poi diventeranno un ricordo.

La causa primaria dello sfacelo è la completa perdita di controllo dei sempre più imponenti flussi turistici, che consumano Venezia e la rendono degradata e invivibile, un incubo intollerabile in cui la grande bellezza finisce umiliata e irriconoscibile. La questione è cruciale, ma nessuno da vent’anni a questa parte ha avuto il coraggio di affrontarla davvero in concreto, nonostante l’evidenza della sua assoluta urgenza. Meglio scatenarsi, come sempre a cose fatte, nella caccia ai responsabili del cubo del Santa Chiara, capro espiatorio utile per dimenticare le polemicuzze che nascono dalle foto sui bivacchi dei turisti, sulla sporcizia, la maleducazione, l’incuria e la mancanza di servizi adeguati all’impatto dei visitatori. Foto buone per agitazioni mediatiche di piccolo cabotaggio, ma che sono solo la punta di un iceberg gigantesco,

Nel 2013, secondo l’Annuario del Turismo edito dal Comune di Venezia, l’iceberg era così formato: circa 2 milioni e mezzo di arrivi (chi pernotta almeno una notte in centro) e 6 milioni e 400 mila presenze (il numero complessivo dei pernottamenti), a cui va aggiunta la massa degli altri, di chi sceglie per dormire l’area Mestre-Marghera (molti, più di un milione e mezzo) e soprattutto dei cosiddetti “escursionisti”, quelli che arrivano la mattina e partono la sera. Calcolare il loro numero non è facile, ma su certi dati non ci sono state particolari controversie. E sono dati impressionanti. Ad esempio, secondo Italia Nostra già nel 2009 i turisti a Venezia sono stati più di 21 milioni, e sono diventati più di 30 milioni nel 2011. Oggi, ogni giorno la città è presa d’assalto da un’orda ormai più numerosa degli eroici residenti-resistenti, che sono meno di 60 mila.

Ancora nel 1988, uno studio condotto a Ca’ Foscari da vari docenti fra cui Paolo Costa, futuro sindaco, stimava la “capacità massima” di Venezia in 7 milioni e mezzo di turisti all’anno, poco più di 20 mila al giorno. Forse siamo al quadruplo di quelle cifre. Ecco perché il cubo del Santa Chiara non cambia niente: con tutto il rispetto per le vestali dei beni culturali è solo un graffio in più sulla sublime fragilità quotidianamente violentata di una città che sta morendo. Senza che nessuno faccia quello che sarebbe davvero necessario per impedirlo.

_____

(Pubblicato su Vvox.it)

Condividi questo articolo:
Facebook
WhatsApp
LinkedIn
Email