Oltre la musica

Un marchingegno per il Museo

Il vicesindaco di Vicenza Bulgarini d'Elci incassa ancora il sostegno della Fondazione Roi, che finanzia un direttore scientifico a progetto. Ma fra un anno bisognerà riparlarne

Marchingegno: “ordigno ingegnoso, congegno complicato; in senso figurato, espediente abile e astuto, trucco ingegnoso” (Vocabolario Treccani online). Il vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d’Elci usa questa parola, “marchingegno”, per definire con manifesta soddisfazione la complessa operazione che ha portato ad avere dopo due anni di “vacanza” un direttore scientifico per il Museo Chiericati. Complessa cioè complicata: probabilmente astuta, di certo ingegnosa.

Quanto abile, lo dirà il tempo. Il pericolo infatti è che il marchingegno si trasformi in un accrocco (ricorriamo ancora al Treccani online: “meccanismo sconnesso e instabile, lavoro abborracciato”). Il Comune si è preso le sue garanzie, beninteso, e se qualcosa dovesse andare storto (ma va detto che non ce n’è al momento alcuna avvisaglia) potrebbe “sfilarsi” rapidamente dal marchingegno. Ma insomma, qualche elemento di potenziale criticità esiste e lo riconosce lo stesso Bulgarini d’Elci, che si dice tuttavia certo che problemi reali non se ne presenteranno.

Il ritorno di uno specialista a guidare l’attività museale vicentina è frutto di una convenzione fra il Comune e la Fondazione Roi, a sua volta basata su una triangolazione di rapporti e di accordi non proprio semplice. Tanto è vero che quel che dice il Comune e quel che dice la Fondazione, nello stesso comunicato diffuso da palazzo Trissino, non sono esattamente coincidenti.

La Fondazione creata dal benemerito marchese Giuseppe Roi, da sempre vicinissima al Museo di Vicenza e suo storico primario sponsor, spiega quel che in effetti ha fatto: ha incaricato per un anno una società che fa capo allo storico dell’arte Giovanni Carlo Federico Villa (la Didakè di Torino) di seguire il riallestimento dell’ala novecentesca di palazzo Chiericati, il cui cantiere ha incontrato qualche intoppo negli ultimi tempi, tanto da far temere (come ha raccontato Il Giornale di Vicenza lunedì scorso) che se non si rispettano i tempi (tutto finito entro l’anno) possa sfumare il decisivo finanziamento europeo. L’operazione si varrà dell’apporto tecnico dell’architetto Emilio Alberti e dello scenografo Mauro Zocchetta, due esperti che da tempo lavorano in tandem negli allestimenti museali e/o espositivi. Ed è operazione di assoluto livello scientifico culturale: Villa pensa infatti di “ricostruire” in questa zona del museo quell’autentico scrigno di capolavori pittorici soprattutto del ‘400 e del primo ‘500 che fu la chiesa di San Bartolomeo in Vicenza (tele di Cima da Conegliano, Bartolomeo Montagna, Buonconsiglio). Si tratterà di una sorta spazio introduttivo alla sezione rinascimentale e barocca del museo (ala palladiana) di forte impatto oltre che di straordinario valore artistico.

Tecnicamente, la direzione scientifica offerta al Comune dalla Fondazione (60 mila euro) riguarda questo progetto. Tuttavia, l’articolazione della convenzione fa sì che Bulgarini d’Elci possa considerare di avere a disposizione Villa come direttore scientifico per tutte le attività di palazzo Chiericati.

Il punto interrogativo principale di tutta l’operazione non riguarda certo le competenze di Villa, che sono solide e di alto livello, né la sua conoscenza della realtà vicentina, sperimentata fin dai tempi della realizzazione del grande catalogo in più volumi del Museo, altra benemerita iniziativa sostenuta dalla Fondazione Roi. Riguarda semmai la scansione temporale del marchingegno: gli incarichi annuali – ancorché sostenuti dalla Fondazione Roi, che non s’immagina davvero possa interrompere questa sua fondamentale opera di supporto al Comune – non sono certo l’ideale per una progettualità di largo respiro. E comunque l’anno prossimo a quest’epoca gli addetti ai lavori dovranno avere trovato un nuovo “abile espediente” per mandare avanti la collaborazione.

In ogni caso, il marchingegno non cancella il peccato originale del Comune, a proposito del Museo civico. Peccato commesso due anni fa, quando la quiescenza della direttrice Avagnina ha fatto sì che qualcuno a palazzo Trissino pensasse bene di includere il suo ruolo fra quelli dirigenziali da far cadere sotto la scure dell’abolizione.

Sempre quando si parla di tagli dei costi pubblici la cultura è al primo posto nella lista dei sacrifici, e lo sa bene Bulgarini d’Elci che si è visto ridurre il budget di quasi mezzo milione in un paio d’anni, ma in questo caso si è anche cancellata una funzione cruciale, costringendo gli amministratori venuti dopo (ma sempre espressione della stessa maggioranza) a un accidentato percorso gestionale, a mille escamotage piccoli e grandi, a inventare un marchingegno. Che mai sarebbe stato possibile se non ci fosse la Fondazione Roi a togliere tante castagne dal fuoco. Ma resta il fatto che un direttore scientifico del Museo civico, nominato dal Comune dopo regolare concorso (come lo Stato, se non altro, continua a fare per i suoi istituti), dirigente responsabile e anche fondamentale interfaccia fra le Sovrintendenze e il Comune a proposito dell’utilizzo del teatro Olimpico, non esisterà più.

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Pubblicato su Vvox.it

 

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