Concerti

Le traiettorie olimpiche di Brahms

Inaugurata nel teatro palladiano la venticinquesima edizione delle Settimane Musicali. Nel programma dedicato all'autore tedesco la ricostruzione della versione primigenia, per soli archi, del Quintetto con pianoforte op. 34 e il sestetto op. 36. Differenti generazioni fra gli interpreti, tutti ottimi: Tchakerian e Zamuner violini, Ranieri e Carraro viole, Brunello e Pirisi violoncelli

Sonig Tchakerian e Mario Brunello – violinista e violoncellista veneti di alto lignaggio – sono seduti a qualche metro di distanza una di fronte all’altro, quasi sul bordo del palcoscenico. La monumentale “frons scenae” del teatro Olimpico, popolata dalle statue degli accademici che commissionarono la costruzione del teatro ad Andrea Palladio, incombe su di loro. Se volgono lo sguardo, i due musicisti hanno una visione privilegiata della ripida prospettiva che fugge oltre la “porta regia”, scenografica invenzione di Vincenzo Scamozzi. Alla sinistra di lei (alla destra di lui), il breve arco delle postazioni dei colleghi convocati per eseguire un raro pezzo di Brahms, vede al centro un altro strumentista esperto e abile, Luca Ranieri, prima viola dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e ai suoi lati due giovani rampanti: il violinista Riccardo Zamuner, 18 anni appena e il violoncellista ventiseienne Gianluca Pirisi.

Sono passati 25 anni, da quando le Settimane Musicali al teatro Olimpico hanno cominciato la loro avventura, ma la formula di questo festival, almeno nella parte cameristica, rimane la stessa: esperti e giovani insieme, confronto e preparazione sul campo, scelte di programma che non cedono mai allo scontato e offrono piuttosto l’insolito, se non proprio l’inedito. Il tutto, dentro alla “scatola sonora” ineguagliabile del più antico teatro coperto del mondo, astratta e coinvolgente al tempo stesso. È passato il tempo e sono cambiati i ruoli, naturalmente: Tchakerian e Brunello erano fra i giovani, quando l’avventura cominciò nei primi anni ’80. La storia continua, loro continuano ad esserci e ora sono diventati un punto di riferimento per le nuove generazioni.

Il Brahms che ha inaugurato la venticinquesima edizione della rassegna è in realtà notissimo, ma in un’altra veste strumentale, quella del Quintetto con pianoforte (si tratta dell’op. 34 ). Il musicista tedesco inizialmente aveva composto il pezzo pensando ai soli archi (due violini, viola, due violoncelli) ma poi si lasciò convincere dalla vedova di Schumann, Clara Vieck, a inserire la tastiera. E distrusse la partitura originale. All’Olimpico si è quindi ascoltata una ricostruzione della versione primigenia di quest’opera, pubblicata subito dopo la guerra dal musicologo inglese Sebastian H. Brown. Forma e temi sono quelli, la distribuzione della parte pianistica, molto rilevante, è per così dire “spalmata” fra primo violino, primo violoncello e viola. L’effetto è singolare, non sempre del tutto convincente, ma sicuramente affascinante perché permette di cogliere con maggiore nitidezza, specie nel terzo e quarto movimento, la complessità delle cinque linee che s’intersecano fittamente in un dialogo polifonico quasi orchestrale, di grande forza comunicativa.

Colore del suono – corposo ma ricco di sfumature – e intensità del fraseggio – teso ed eloquente – hanno caratterizzato l’esecuzione del quintetto capitanato da Tchakerian e Brunello. Notevole la sensibilità musicale dell’insieme, a discapito talvolta della precisione. Che è stata invece affermata con perentoria profondità nella seconda parte della serata, tutta dedicata a Brahms, con l’esecuzione del Sestetto per archi op. 36, per il quale si è unito al gruppo un altro giovane, il violista Enrico Carraro. La ricchezza quasi sinfonica di questa magistrale composizione è stata illuminata grazie all’equilibrio e alla ricchezza espressiva dell’insieme, come pure alla qualità strumentale di ogni singola parte. Ne è sortita un’interpretazione di smalto e stile persuasivi, secondo una linea di naturalezza romantica che teneva conto della passione interiore del giovane Brahms non meno che della sua aspirazione classicista.

Teatro al gran completo, grandi applausi e ripetute chiamate per i sei protagonisti della serata.

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