Oltre la musica

Il Teatro Olimpico prossimo venturo

Un primo bilancio dopo il putiferio politico-mediatico sull'opera "blasfema" di Angelica Liddell all'Olimpico: il presidente del Comunale, Flavio Albanese, sembra sul punto di lasciare; la direttrice artistica Emma Dante non verrà confermata; l'assessore alla cultura Jacopo Bulgarini d'Elci deve uscire dall'isolamento e forse correggerà la rotta del Ciclo di spettacoli classici

L’inaugurazione del 68° Ciclo di spettacoli classici al teatro Olimpico di Vicenza avviene, venerdì e sabato, con lo spettacolo più controverso e discusso di sempre, fra quelli rappresentati sulla scena di Palladio e Scamozzi. Tanto rumore per nulla? Dopo la rappresentazione di Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, Cantata BWV 4, Christ Lag in Todesbanden. Oh, Charles!, titolo di lunghezza “wertmülleriana”, si potrà dire. Ma si potrà dire, soprattutto, a quale delle due principali “categorie teatrali” il lavoro di Angélica Liddell appartiene: riuscito o non riuscito.

Tutto il resto è sperabilmente destinato al silenzio: la dissacrazione (o profanazione) vera o presunta, la dimensione speciosa della polemica animata da intenti censori preventivi, il suo livello culturale approssimativo, l’evidenza di una strumentalizzazione politica che non ha mai nemmeno sfiorato – inevitabile, visto che nessuno parlava di cose che aveva visto – la specificità drammaturgica e rappresentativa. Non è mancata la strumentalizzazione da parte della Regione, che ne ha approfittato per minacciare la Fondazione del Teatro Comunale (che gestisce il Ciclo) di rappresaglie economiche. A Venezia qualcuno ha colto la palla al balzo per tentare l’affondo, ma già prima della Liddell, Comunale e Regione erano ai ferri corti: la seconda è inadempiente nelle contribuzioni dovute per statuto e non nomina da anni il proprio consigliere di amministrazione, le due realtà sono già in rotta di collisione e anche questo è un nodo che presto dovrà venire al pettine.

L’aspetto politico, anzi ideologico, più sintomatico è che anche uno spettacolo teatrale sia servito inizialmente alla Lega e in seguito soprattutto alle destra radicale per continuare una polemica contro la Chiesa “progressista”, già nel mirino per la posizione assunta sulla questione profughi. E appare francamente grottesco che il capo della diocesi di Vicenza, reo di avere assunto una posizione non negativa sullo spettacolo in questione, venga accusato da Forza Nuova di “offesa alla religione”. Eppure, nel nuovo integralismo religioso di certa politica italiana, questa sta diventando moneta corrente. Lo stesso gruppuscolo fin dal primo momento ha minacciato azioni clamorose per impedire la rappresentazione (“occupazione dell’Olimpico”: che vuol dire? Ci sono 400 attivisti pronti a marciare sul teatro di Palladio per occupare ogni posto senza biglietto? O tenteranno di isolare la zona circostante con transenne e cavalli di frisia, per impedire a chi il biglietto l’ha acquistato di entrare?).

Ad oggi, comunque, la situazione è la seguente: l’Olimpico fa segnare il tutto esaurito per le due serate della Liddell e una notevole accelerazione anche nelle prevendite per gli altri spettacoli del Ciclo, il che rende i protagonisti della polemica oggettivamente responsabili di avere favorito il Comune; lo spettacolo sarà “blindato” dalle forze dell’ordine per evitare che Forza Nuova tenti di passare dal dire al fare; vari gruppi di integralisti cattolici, fortemente critici nei confronti del vescovo Pizziol, secondo quanto più volte annunciato si riuniranno in preghiera nel momento della “rappresentazione blasfema”. E di questo si può pensare quel che si vuole, ma non che non abbiano il diritto di farlo.

Poi calerà il sipario su Angélica Liddell, leone d’argento della Biennale di Venezia per l’innovazione teatrale (la Regione non sostiene la Biennale? Lì andava tutto bene?), il 68° Ciclo proseguirà sino alla fine di ottobre, ma è chiaro che la questione, dal punto di vista gestionale, non finirà lì ed è destinata a lasciare qualche segno dentro al centrosinistra, o quanto meno nel governo della cultura a Vicenza.

Voci insistenti danno Flavio Albanese sempre più insofferente, e in uscita sempre più probabile dalla Fondazione del Comunale, che presiede (lo avevamo già anticipato a luglio). Il progettista vicentino è amareggiato per il tramonto del suo tentativo di “cambiare verso” alla programmazione, modernizzandola profondamente sia nel nuovo teatro che nel venerabile Olimpico. E soprattutto è profondamente deluso per il fallimento del progetto della “Grande Fondazione” municipale, che avrebbe dovuto sinergizzare tutte le istanze culturali vicentine in un’unica “governance”, posta naturalmente sotto la sua tutela. Il fallimento del tentativo di “scalare” il Cisa ha scompaginato tutto e ancora non è chiaro quale sia il piano B del duo Variati-Bulgarini d’Elci. E se esista.

Concluso il 68° Ciclo, Emma Dante quasi certamente non si vedrà rinnovare l’incarico, cosa che del resto non sembra affatto incline a ottenere. Nell’idea di Albanese, doveva essere lei, molto più di quanto accaduto con il “totem” Nekrosius, la realizzatrice della rivoluzione olimpica, ma trasformare il Ciclo in un festival d’avanguardia (a prescindere dalla Liddell) non è stata la migliore delle soluzioni. Serviva più equilibrio, più attenzione ai “classici” (sennò, almeno togliamo la parola dal titolo della manifestazione), più ampiezza di vedute nel segno dell’innovazione, meno furibonde accelerate sul versante del radicalismo teatrale, del resto già ampiamente rappresentato in vari importanti festival italiani. Serviva anche una presenza meno evanescente (ultimo “sgarbo”, l’assenza alla recente conferenza stampa di presentazione del festival a Vicenza) e più disponibilità per le realtà non appartenenti a una stessa scuderia manageriale, maggioritaria negli ultimi due anni all’Olimpico, come si sente dire nell’ambiente teatrale di casa nostra.

Quanto a Bulgarini d’Elci, difficile che non si arrivi a un chiarimento politico, visto che nel momento caldo della polemica agostana sulla Liddell è rimasto quasi completamente isolato a difendere non solo le sue idee ma anche la libertà d’espressione e il rifiuto della censura, con il centrosinistra cittadino quasi completamente silenzioso e lo stesso sindaco intervenuto d’ufficio e apparentemente malvolentieri soltanto dopo molto giorni di bufera. Forse chiederà garanzie, è possibile che per ottenerle individui una posizione un po’ più “mediata” sulla programmazione, senza ritorni all’antico ma con meno fughe in avanti. Chiuso il Ciclo, i prossimi mesi diventano a maggior ragione cruciali: incombono scelte che non è più possibile sbagliare.

______

Pubblicato su Vvox.it

Condividi questo articolo:
Facebook
WhatsApp
LinkedIn
Email