Cronache

Se la OTO diventa un tourbillon

Il nuovo corso della OTO è reso accidentato dal probabile taglio della sovvenzione regionale. Mentre il bilancio veneto si avvia a essere definito, il presidente dell’orchestra, Jacopo Bulgarini d’Elci (vicesindaco e assessore alla crescita-cultura) ha spiegato al pubblico del teatro Comunale, prima del concerto di mercoledì, che sarebbe molto grave perdere questo finanziamento (dopo che il Comune ha ridotto, sia pure di poco, il suo contributo,bisogna aggiungere) e ha dovuto anche sostenere un contraddittorio con l’ex senatore leghista PaoloFranco, presente in platea, che l’ha accusato di fare campagna elettorale. Esiste una mozione bipartisan (Toniolo, Ncd –Fracasso, Pd) per salvare il finanziamento, ha aggiunto il vicesindaco. E ha invitato tutti gli appassionati a sostenerla facendo sentire la loro voce direttamente in Regione.
I tagli ai danni della OTO (ma anche la Fondazione del Teatro Comunale è nel mirino) sono figli da un lato della disastrosa indifferenza per le esigenze della cultura da parte dell’Amministrazione regionale e dall’altro dello scarso o nullo peso politico di Vicenza negli uffici che contano, specialmente (e tanto più) a pochi mesi dalle elezioni.
Ma se restiamo alla musica, la faccenda rischia di essere un classico caso di “eterogenesi dei fini”: il risultato non scorretto di una premessa scorretta.
Difficile credere che a Venezia ne sappiano qualcosa, ma con buona pace di Jacopo Bulgarini d’Elci il nuovo corso della OTO come orchestra giovanile è accidentato anche a causa di una situazione di fatto, che contraddice l’assunto di principio.
Il progetto, più volte sbandierato e anche condivisibile (ma al netto della brutale rottamazione di quello che esisteva prima) mira a costituire un’orchestra giovanile, facendone occasione di “formazione professionale” per un agguerrito e solido gruppo di circa 40 esecutori, chiamati ad articolati stage di preparazione con professionisti di chiara fama. E creando così anche i presupposti per la realizzazione di una stagione sinfonica di qualità.
In realtà, mentre la stagione si avvia a conclusione (quello di mercoledì era il sesto concerto di sette) una piccola verifica sugli organici mette in evidenza che gli appassionati vicentini non hanno praticamente mai ascoltato la stessa orchestra. Il ricambio è stato molto ampio: intere sezioni hanno cambiato compleamente facce da un concerto all’altro (le viole, ad esempio, ma forte turnover c’è stato anche nei violini primi e secondi, nei corni, nei fagotti…). Troppo ampio, per parlare di una reale occasione di formazione, a meno di non voler considerare tale la settimana di preparazione dei singoli concerti. Non può sfuggire che in questo modo la crescita e la qualità dell’orchestra diventano del tutto opzionali. Perché di fatto ogni volta l’orchestra è diversa. E del resto, molto spesso diversi sono stati gli affermati professionisti che si sono occupati delle varie sezioni.
E quindi ecco la conclusione: se la Regione toglie sovvenzioni a un progetto del genere, che ha tutta l’aria di un tourbillon, commette davvero un imperdonabile errore? O non sarebbe meglio, per metterla di fronte alle sue responsabilità, consolidare il progetto facendo in modo che almeno per un’intera stagione l’organico sia sempre lo stesso?

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